Il Sambuco tra Leggende e Storie

Pubblicato il da Daniela

SAMBUCO (Sambucus Nigra - Caprifoliacee)

Esistono circa venti specie di Sambuco, nelle zone temperate dei vari continenti: qui si tratta del Sambuco nero, che troviamo spesso in prossimità di vecchie case coloniche o baite  montane. La credenza popolare consigliava di piantarlo perché ritenuto di buon augurio per la fertilità. Il termine Sambuco deriverebbe dal greco “sambyké”, nome di una specie di strumento a corde, di forma triangolare, costruito con i rami cavi dell’arbusto. È alto fino a nove metri;  molti suoi fusti, che spuntano dal terreno, crescono eretti poi si inarcano curvandosi verso terra, conferendo all'arbusto l'aspetto caratteristico "a doccia", che lo rende facilmente distinguibile anche durante il periodo invernale. I rami, inoltre, sono cosparsi di lenticelle e provvisti al centro di un midollo spugnoso. Il midollo dei rami più vecchi può degenerare, creando un canale interno: questi rami sono ricercati dai bambini per realizzare cerbottane e fischietti. Le foglie, composte da 5-7 foglioline di forma ellittica e dentellate lungo il margine emanano un odore sgradevole se strofinate. I fiori rilasciano un profumo dolciastro e compaiono in aprile-maggio; la corolla è formata da cinque petali bianco-giallastri, saldati inferiormente a formare una sorta di tubo. I frutti sono drupe nero-violacee lucenti. È un arbusto frequente lungo le siepi, nei fossi, nei giardini di campagna. Cresce in tutt'Italia, fino alla zona montana.

  Era già conosciuto dai popoli preistorici, i quali  probabilmente  preparavano, con le sue drupe, robuste bevande fermentate o tinture per tessuti, come testimoniano i grandi ammassi di semi trovati durante scavi archeologici, a testimonianza di insediamenti Neolitici in Italia e Svizzera. Al Sambuco venivano attribuite anche proprietà magiche, capaci di proteggere dagli spiriti maligni. Infatti, un arbusto di Sambuco non doveva mai essere tagliato con cattiveria o la sua legna bruciata, per evitare che si sprigionassero le forze maligne assorbite dalla pianta. Era considerato propiziatorio per gli sposi e le donne incinte.

  Si tratta di una pianta dal duplice simbolismo: nella tradizione cristiana veniva usato nei riti funerari, come viatico per il viaggio verso l’aldilà; nella tradizione pagana, invece, la si riteneva protettrice della casa e del bestiame. Questo suo duplice significato si ritrova anche nelle tradizioni antiche: in Germania era denominata “l’albero di Holda”. Holda era una fata del folklore germanico medievale, dai lunghi capelli d’oro, che abitava nei sambuchi situati vicino a laghi e corsi d’acqua. Talvolta  Holda poteva apparire come una vecchia strega e in Inghilterra si sosteneva addirittura che il Sambuco non fosse un arbusto qualsiasi, ma addirittura una fattucchiera con le sembianze di una pianta. Tuttavia, nei suoi riguardi prevalevano le credenze positive, che ne esaltavano le proprietà magiche e benefiche, tanto che fino all’inizio del secolo ventesimo, i contadini tedeschi, quando  incontravano un Sambuco lungo il loro cammino, i levavano il cappello, come segno di grande rispetto. Era sempre presente vicino a monasteri e abitazioni, perché si diceva proteggesse da malìe. Le sue doti erano talmente conosciute che il famoso flauto magico delle leggende germaniche non era altro che un ramoscello di Sambuco, svuotato del suo midollo. Per esprimere i suoi poteri eccezionali doveva però essere tagliato in un luogo dove non fosse possibile udire il canto del gallo.

  Si riteneva che questa pianta proteggesse anche dal morso dei serpenti e che il suono di un flauto, ricavato da un ramo di Sambuco, potesse vanificare sortilegi, come nel “Flauto Magico” di Mozart. Sul tronco degli esemplari adulti cresce un fungo, chiamato “orecchio di Giuda”, (Auricula Judae), molto apprezzato nei paesi orientali. Questo nome sembra derivi da una credenza inglese: sarebbe stato un Sambuco l'albero a cui si impiccò Giuda, anche se risulta difficile immaginarselo, vista la flessibilità dei suoi rami.  Nel calendario celtico, il Sambuco, rappresentava il tredicesimo mese lunare: il tredici, secondo la loro mitologia arborea, significava passaggio, rigenerazione, rinnovamento. Al contrario, in altre culture, si credeva che annusare i suoi fiori avrebbe causato malesseri o, addirittura, morte. In Austria il Sambuco viene definito ancora oggi  “la farmacia degli dei”, perché  la tradizione lo riteneva benefico in tutte le sue parti e portatore  di sette doni officinali: fiori, frutti, radici, midollo, legno, germogli, corteccia. Per questo motivo, prima di raccogliere qualcosa da questo albero, occorreva inchinarsi davanti a lui per sette volte. Gli attribuivano anche proprietà ginecologiche. Dioscoride distinse per primo il “Sambucus Nigra”, di cui si parla qui, da quello “Ebulus”, pur riconoscendo ad entrambi le stesse virtù medicamentose: fluidificare il catarro e ridurre l’idropisia. Per neutralizzare il morso di una vipera era sufficiente cuocere la radice nel vino. Infiammazioni, ulcere e scottature erano curate con le foglie più tenere. Una credenza magica consigliava di staccare la corteccia dall’alto verso il basso, se si usava per ottenere un effetto lassativo, mentre in senso contrario se si voleva procurare il vomito.

  Per circa quattordici secoli, le teorie di Dioscoride influenzarono il campo farmaceutico e medico. Anche Alberto Magno, maestro di Tommaso d’Aquino, onorato da Bacone, condivideva le sue teorie.

 I Cimbri lo piantavano attorno ai loro baiti , perché rendeva fertile la terra degli orti e l’odore delle sue foglie teneva lontani i parassiti dagli altri vegetali. Conservavano spesso un rametto di Sambuco in tasca, per allontanare i demoni. I Druidi, maghi erboristi celti, ricavavano dal Sambuco le proprie bacchette magiche.  

Tutti gli antichi medici hanno riconosciuto al Sambuco la ricchezza di proprietà benefiche soprattutto nei riguardi delle funzioni intestinali e renali. Per secoli – accanto alla camomilla – è stato uno dei principali rimedi della medicina popolare. I suoi principi attivi sono contenuti nei fiori, nelle bacche, nelle foglie e nella seconda corteccia. E' riconosciuto che le bacche di Sambuco ed il loro succo, ricchi di vitamine A, B1 ,B2 , B6, e C, contengono anche un elevato tenore di selenio, lipidi, carboidrati, proteine, oligoelementi, sodio, potassio, fosforo e ferro. I fiori e lo sciroppo da essi ottenuto sono pregni di oli essenziali, vari zuccheri, potassio, calcio, enzimi, acidi della frutta, tannini, vitamina C, nonché tutto un complesso di flavonoidi.  Le infusioni di fiori hanno un effetto sudorifero e combattono  i sintomi influenzali. In caso di tosse, favoriscono  la fluidificazione del muco. Per questo uso, sono necessari circa venti grammi di fiori secchi, lasciati in infusione in acqua bollente per quindici minuti. Lo stesso infuso può essere utilizzato anche per curare la congiuntivite. Le foglie, insieme con i fiori freschi, sono utilizzate in poltiglia contro emorroidi e ascessi. I frutti, invece, sono utili in caso di reumatismi, mal di testa, dolori di origine nervosa e ipertensione. L'azione leggermente lassativa giustifica il loro uso in decotto, nel corso di cure dimagranti o per favorire la diuresi, data la presenza di potassio. Il decotto delle foglie viene bevuto per abbassare la glicemia, mentre quello dei giovani rami, preso a digiuno, serve contro il colesterolo. La seconda corteccia raschiata, aiuta la cicatrizzazione: viene posta direttamente sulle ferite oppure, unita alla mollica di pane, appoggiata su parti infiammate e coperta con un telo. Per tenere lontane le mosche, basta appendere sulle porte o sulle finestre dei rametti di Sambuco.

 In Danimarca era considerato protettore delle case, in Svezia favorevole alle donne incinte, in Russia ostile agli spiriti cattivi ed in Sicilia ai serpenti. Secondo Plinio, la flessibilità dei suoi rami  lo rendeva adatto alla fabbricazione di scudi, perché offriva una buona resistenza al passaggio delle lame di ferro, rinsaldandosi subito dopo essere stato squarciato.

 Oltre alle numerose applicazioni terapeutiche, il Sambuco è utile in cucina:  le ombrelle floreali, raccolte quando le corolle non sono ancora completamente schiuse, vengono immerse in pastella, salata o dolce, fritte e servite calde. I fiori e le bacche si utilizzano anche per minestre, tisane, sciroppi, confetture e vino o per conservare mele e pere, a  strati alterni di frutta e fiori secchi. Lo sciroppo di Sambuco può essere aggiunto a cucchiaiate alle salse per insalata, alle macedonie di frutta, allo zabaione, a gelati, sorbetti, budini, apportando una nota fruttata.

  Dal Sambuco, inoltre, è possibile ricavare varie tinture: nera dalla corteccia, verde dalle foglie, blu o lilla dai fiori e rosso scuro dalle bacche, che venivano usate spesso per colorare il vino. Il legno che si ricava dal tronco, tenero e  bianco - giallastro, può essere usato per costruire piccoli oggetti: giocattoli, pettini e cucchiai di legno.

  Il Sambuco, infine, compare anche nel cinema: (le dolci vecchiette assassine di “Arsenico e vecchi merletti” avvelenano le loro vittime con un casalingo vino di Sambuco); e nella letteratura: Giovanni Verga, nella novella “La cavalleria rusticana”, lo nomina raccontando: “....Così, verso il tramonto quando il pastore si metteva a suonare collo zufolo di Sambuco, la cavalla mora si accostava masticando il trifoglio...” . Si trova cantato anche in un sirventese del secolo XII°, composto dal trovatore Marcabru "Verso la fine della cruda stagione/ quando nel ramo sale la linfa/ per cui rivive ginestra ed erica/ e fioriscono i peschi/ e la rana canta nello stagno/ e germogliano il salice e il Sambuco,/ contro la stagione che è secca/ mi propongo di fare un verso"

 Dott.ssa Daniela Sauro


www.erboristeriasauro.it

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